«Non bastava il terremoto, nè le importazioni sconsiderate che puntano solo ad accreditarsi come "made in Italy". Ancora una volta l'agricoltura - quella teatina - viene messa alle corde e pagherà a caro prezzo». Lo dice il direttore della Coldiretti Chieti e Abruzzo Michele Errico in merito alle conseguenze dell'ordinanza del sindaco Francesco Ricci, che blocca la vendita e il consumo di frutta e verdura e di prodotti di origine animale che provengono dalle campagne dei Comuni di Ripa Teatina, Chieti, Francavilla, San Giovanni Torrevecchia, Miglianico e Ortona in seguito all'incendo della Seab, con la conseguente penalizzazione di centinaia di imprenditori agricoli. «Non voglio criticare il comportamento del sindaco di Chieti, che probabilmente si è mosso verso ambiti di tutela della sicurezza e della salute dei consumatori», continua Errico.«Va detto però, che le indicazioni giunte dall'Arta accennavano ad un divieto in via del tutto cautelativa in attesa di procedere alle opportune analisi per la verifica della eventuale contaminazione. Coldiretti è sempre stata favorevole alla tutela del consumatore, e lo dimostra la mobilitazione in atto, ma non può essere disposta ad una continua penalizzazione del settore per colpe che non ha e non merita. E l'agricoltura», aggiunge Errico, «anche questa volta pagherà due volte, indipendentemente dai risultati delle analisi. Sì, perchè nel caso queste fossero negative i consumatori saranno comunque resistenti al prodotto locale, con il conseguente calo delle vendite. Nel caso fossero positive, invece, che ben vengano i divieti, ma che si pensi anche a come risarcire il settore, l'unico a fare le spese di un incendio che, come sembra, avrebbe addirittura origine dolosa».
Dichiarare lo stato di calamità su tutto il territorio comunale di Tollo: è quanto chiede il sindaco, Angelo Gialloreto, all'assessore regionale all'Agricoltura, Mauro Febbo, al presidente, Gianni Chiodi, e al Ministro dell'Agricoltura, Luca Zaia.«A seguito – scrive Gialloreto nella sua missiva – dell’andamento stagionale particolarmente sfavorevole alle culture agrarie, caratterizzata da una elevata piovosità e conseguente persistente umidità, si rilevano cospicui danni che si possono quantificare in una perdita di oltre il 40% delle produzioni vitivinicole. In particolare le condizioni climatiche hanno favorito l’insorgenza e la diffusione di malattie fungine della vite (peronospora); a poco sono servite le azioni di prevenzione e difesa poste in atto dagli agricoltori, che hanno dovuto eseguire il doppio degli interventi di difesa con conseguente raddoppio dei costi sostenuti rispetto alle condizioni di ordinarietà. Oltre al danno quantitativo sopracitato, si rileva un deterioramento delle caratteristiche qualitative delle produzioni vitivinicole nel comprensorio. Si richiede, pertanto», ha concluso Gialloreto, «di dichiarare lo stato di calamità, previa verifica dei danni provocati dagli eventi sopracitati con straordinari interventi risarcitori a favore delle imprese agricole».
Fonte:Primadanoi.it
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