11 novembre 2010

GRAZIE E... ARRIVEDERCI!


Dalla mezzanotte di quest'oggi, Guido Bertolaso lascia l'incarico da sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. L'atto ufficiale che sancisce l'era Bertolaso arriva con un D.P.R. dello scorso 5 novembre firmato dal capo dello Stato Giorgio Napolitano.
Il pensionamento per il Capo della Protezione Civile Nazionale, l'uomo che più di tutti in questi anni è stato in prima linea nel fronteggiare le emergenze più disparate nell'intero territorio, arriva nel bel mezzo dell'emergenza alluvione in Veneto. Senza dimenticare la più recente, quella nel salernitano. Bertolaso non lascerà tutti gli incarichi però, per lui è prevista, ancora fino al 31 dicembre, la nomina come responsabile in ambito europeo ed internazionale per gli interventi di prevenzione sugli eventi di protezione civile. Piace ricordare di lui l'impegno che ha mostrato nei confronti del volontariato di protezione civile, per aver dato dignità a queste figure, a centinaia di migliaia di italiani che operano nel settore emergenziale ed assistenziale. La Protezione Civile forse non sarà più la stessa senza di lui, chissà, ma comunque grazie alla sua infaticabile operosità possiamo orgogliosamente affermare di essere i numeri uno nel mondo.
Grazie Guido, dai volontari di Francavilla al Mare.

L'ULTIMO MONITO DI BERTOLASO


È necessario introdurre anche in Italia l'assicurazione obbligatoria contro le catastrofi. Lo ha detto nel suo intervento alla Camera il capo della Protezione Civile Guido Bertolaso, sottolineando che questo potrebbe essere un modo per ovviare ai problemi dovuti alla mancanza di fondi. «La scarsità di risorse a disposizione deve far rivedere scelte del passato - ha sostenuto Bertolaso che lascerà la protezione civile l'11 novembre - mi riferisco ai tanti tentativi andati a vuoto di introdurre anche nel nostro paese forme di assicurazione obbligatoria rispetto ai rischi naturali esistenti, seguendo l'esempio che ci è dato nel campo del finanziamento della prevenzione strutturale da tanti paesi europei e non che hanno molti meno problemi di noi». Anche perchè lo Stato non ce la fa più. E avverte: se non si interverrà in maniera strutturale per mettere in sicurezza il territorio, «non riusciremo a ridurre di una sola unità il numero di vittime e non riusciremo a ridurre di un solo euro il conto sempre più alto delle crisi».
Ciò che è accaduto in Veneto, dunque, non è che l'ennesimo esempio di quel che accade da tempo in altre parti d'Italia: «dalla Toscana alla Liguria, dalla Calabria alla Sicilia - sottolinea Bertolaso - ci troviamo davanti a un territorio diventato fragile in conseguenza delle scelte economiche e dei loro effetti» Scelte che da un lato hanno portato all'abbandono delle «attività che comportavano una costante manutenzione del territorio» e dall'altro al «mancato rispetto dei limiti oggettivi presenti nelle aree scelte per i nuovi insediamenti destinati alle abitazioni o alle imprese».
«Quello del Veneto non è che l'ultimo disastro di una serie che purtroppo nessuno può permettersi, ahimè, di considerare conclusa: temo che ci saranno altri alluvioni, altre frane, altri crolli a scandire con il rumore amaro dei disastri annunciati ogni precipitazione più intensa e violenta del solito». E ricorda che il dissesto idrogeologico italiano è dovuto «all'incuria terribile dell'uomo» e alle sue scelte economiche e politiche. Per Bertolaso «non può più esserci la politica economica, della ricerca, dello sviluppo e dell'occupazione considerate in modo separato rispetto alla politica della messa in sicurezza del territorio». Per gli aiuti al Veneto il premier ha promesso di dare subito 300 milioni, una cifra provvisoria che sarà aggiornata dal contributo europeo. 
FONTE:Sole24ORE

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