Il radon, o rado (simbolo Rn) è l’elemento chimico con numero atomico 86, scoperto nel 1898 da Pierre e Marie Curie. E’ un gas nobile (quindi inerte) e radioattivo che si forma all’interno delle rocce in seguito al decadimento del radio il quale, a sua volta, è generato dal decadimento dell'uranio. E’ un gas molto pesante ed estremamente pericoloso per la salute umana se inalato; si stima sia la seconda causa di tumore al polmone dopo il fumo di sigaretta; è considerato un precursore sismico ed alcune sue manifestazioni ne confermerebbero tale caratteristica. E’ da decenni che si conoscono la distribuzione ed i limiti delle placche della litosfera (n° 6) ed in particolare le linee delle zone di collisione continentale che determinano i sismi di maggiore magnitudo. Il radon si sprigiona dal sottosuolo in quantità superiori alla norma quando la dinamica interna del nostro Pianeta dà origine ai terremoti causando spostamenti di placche che piegano e comprimono le rocce fino a spezzarle. Il meccanismo che fa aumentare la presenza in superficie del gas radon è il seguente:La prima scossa principale, generata dalla rottura delle rocce, è normalmente preceduta da dilatazioni e piccole fratture delle stesse che causano tremori e possono essere considerate come inizio di una serie di terremoti più o meno disastrosi. Dalle fessurazioni che si creano nelle rocce si sprigiona il gas radon in esse contenuto il quale, raggiungendo la superficie terrestre, va ad aumentarne la concentrazione ivi già esistente e che costituisce il locale fondo naturale. Il fenomeno, allo studio da diversi decenni, dà effettivamente una indicazione più o meno realistica di un sopravveniente evento sismico, offrendo quindi la possibilità di monitorare le variazioni locali di concentrazione superficiale del radon mediante la realizzazione di un sistema di rivelatori del gas distribuiti nel territorio interessato. E’ comunque superfluo precisare che il sistema non è in grado di fornire precise informazioni temporali nè sulla intensità del terremoto. Un altro segno premonitore, di cui si parla tanto in questi giorni, è dato dall'aumento del radon che si scioglie, prima del terremoto principale, nelle acque delle falde. Essendo, inoltre, questo gas radioattivo, emana anche raggi “gamma” che sono onde elettromagnetiche in grado di influenzate anche gli aghi magnetici delle strumentazioni a bordo di navi vicine all’epicentro; segnali anch’essi che possono essere considerati come premonitori, anche se in senso molto lato, ma in ogni caso indicativi di concomitanze. Una normativa italiana, introdotta dal D.L. 241 del 2000, obbliga tutte le attività commerciali a valutare la presenza negli ambienti di lavoro di radiazioni ionizzanti provenienti dal fondo naturale e ne fissa la soglia di esposizione al radon in 500 Bequerel per metro cubo. Dopo la tragedia in Abruzzo e la polemica sull'allarme (ignorato) di Giampaolo Giuliani, la domanda che tutti si pongono è ovvia: è possibile prevedere i terremoti? secondo alcuni scienziati la risposta è NO; altri invece fanno affidamento al citato aumento anomalo delle emissioni di radon dal sottosuolo per dedurre il probabile approssimarsi di un evento sismico. Le prime anomalie sulle emissioni di radon furono rilevate nel 1966 quando, in occasione del disastroso terremoto di Tashkent, in Uzbekistan, i livelli del gas nell’acqua dei pozzi aumentarono bruscamente. Da allora si è sviluppata l’attuale teoria che considera l’aumento in superficie delle emissioni di questo gas come possibile indicatore e premonitore di eventi sismici. Da allora ebbero inizio sistematiche misure delle variazioni temporali del radon in altre zone sismiche e soprattutto in California, in Cina e in Islanda. Nel sito dell’Osservatorio geofisico di Novara si legge che il sismologo Tsuneji Rikitake segnala dodici casi di variazioni nella concentrazione di radon direttamente correlati ad eventi sismici. Il fenomeno è stato studiato per otto anni lungo la Rift Valley, l’imponente frattura tettonica che corre da nord a sud lungo la porzione orientale dell’Africa nei pressi del Mar Morto. Gli studi hanno rivelato che all’interno della faglia, entro tre giorni dalla manifestazione dei picchi di radon, si sono verificati 40 terremoti contro i 22 statisticamente attesi. Gli studi passati hanno evidenziato due possibili tipi di anomalie nei valori del radon: a lungo ed a breve termine. Nelle prime le concentrazioni di radon cominciano ad aumentare parecchi mesi, o addirittura anni, prima dell’evento sismico sino a raggiungere valori anche 3-4 volte maggiori del valore di fondo. Nelle seconde, che invece iniziano alcuni giorni o qualche mese prima dell’evento sismico, presentano concentrazioni di ampiezza generalmente molto maggiore delle prime, fino a raggiungere valori pari al doppio del valore di fondo. Se è vero che i terremoti oggi non possono essere previsti con assoluta certezza, è altrettanto vero che la prevedibilità di un evento è un obiettivo scientifico realistico tanto che Ian Main, sismologo dell’Università di Edimburgo, ha definito 4 livelli di predizione: a) Eventi indipendenti nel tempo, rilevati su base statistica sull’osservazione di eventi precedenti; b) eventi legati alla variabile tempo e in questa prospettiva valutati; c) eventi prevedibili in base a determinati segnali (come ad esempio: il radon,); d) eventi del tutto prevedibili nel tempo e nello spazio e in grado di lasciare il tempo ai provvedimenti di evacuazione. La presenza del radon in eventi sismici importanti, come nell’ottobre del 2002 poco prima del terremoto di S. Giuliano, ha spinto una società italiana, la Caen di Viareggio, a mettere a punto strumenti per la misurazione del radon. Il progetto, al quale partecipavano anche la Fondazione Nixon e la Duke University; aveva come obiettivo la creazione di un sistema di allerta con funzionamento analogo a quello che indica l’avvicinarsi di uno tsunami; il progetto però è stato poi abbandonato per vari motivi. Secondo la “Protezione civile” i terremoti, al contrario di quanto avviene per le eruzioni vulcaniche, non danno alcun segnale di preavviso; la sola previsione ipotizzabile va basata su un approccio storico-statistico che tenga conto del territorio e del tipo di eventi pregressi. “Ci stiamo provando addirittura coi satelliti; stiamo finanziando la ricerca assieme all’ASI (Agenzia Spaziale Italiana), ma siamo ancora ben lontani dalla possibilità di previsioni specifiche. Quello che si deve fare invece è investire sulla riduzione della vulnerabilità, così come da anni chiediamo; questa è l’arma primaria”. Affermazione pienamente condivisa dall’autore di questo articolo e come peraltro condivisa e ribadita in altre occasioni. L’altro fronte (continua) è quello della pianificazione della risposta di “Protezione civile” quando si verificano i terremoti; su questo terreno “Sulmona e L’Aquila si sono presentate molto pronte e l’Abruzzo dal 2007 a oggi ha brillato per il miglioramento della propria pianificazione da parte della Protezione civile”Non tutti però sono contro le previsioni dei terremoti attraverso il radon: Giampaolo Giuliani, che definisco il “Lacoonte sismico” italiano, non è solo assertore, ma è anche uno sperimentatore del radon come precursore dei terremoti. Sono diversi i ricercatori che studiano questo gas: l’Università di Bari ha messo a punto un sistema di 25 centraline (fermo per mancanza di fondi); quella di Pisa ha elaborato un progetto, allo studio degli enti locali, per il monitoraggio delle acque sotterranee della Garfagnana e della Lunigiana; ricerche sono in corso anche all’INGV; il Prof. Francesco Biagi, docente di fisica all’Università di Bari, studia il radon e i disturbi sui segnali radio ed afferma che: “I sistemi per prevedere un terremoto esistono; mancano solo i soldi per perfezionarli. A differenza dei miei colleghi sono convinto che non è impossibile prevedere un sisma, ci riusciremo”. Tra i ricercatori che studiano il radon c’è anche Calvino Gasparini dell’INGV il quale afferma : “Sappiamo che questo gas è un precursore dello stress sismico, ma per ora non ci dice il “dove” e il “quando” avverrà un terremoto” e, aggiungo io, il “quanto”.
Fonte: IL LEGNO STORTO
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